mercoledì 25 febbraio 2015

LA FINE DI UN SOGNO DURATO SETTANT’ANNI

Forse non tutti ancora lo sanno, ma la Sicilia ha perso la sua autonomia, la sua “specialità”, quella di cui tanto si vantava. L’ha persa in un modo incredibilmente intrecciato. La sceneggiatura messa in atto dal Presidente Crocetta in questo scorcio di legislatura, tra proclami e offese, tra incauti attacchi alla burocrazia e alle forze sociali, tra sprechi e progetti di governo incomprensibili, ha determinato un eccesso di visibilità negativa alla nostra terra, ormai alla mercé di avvoltoi politici e di tutti i media locali e nazionali. Si è giunti così a un punto di non ritorno. Accertata ormai la fine della sua attività politica in Sicilia, Crocetta tirerà a campare, probabilmente, sino alla fine della legislatura, sempreché il buon Faraone, leader regionale del PD, braccio destro di Renzi in Sicilia e quindi inevitabile prossimo candidato alla presidenza del governo regionale, non dirà basta a questa assurda lotta al massacro. Le regole le fa chi governa, questa è ormai storia più che attuale, e il buon Renzi l’ha capito fin da subito. Crocetta sta uccidendo la Sicilia e il PD e questo non può passare inosservato, bisogna al più presto prendere provvedimenti. Così, con la scadenza ormai prossima del bilancio provvisorio, si prova a rendere impossibile una nuova finanziaria, carica di debiti, e mettere il Presidente di Gela di fronte a un evidente fallimento e ai margini politici siciliani. Quale occasione migliore si presenta al Presidente del Consiglio per impadronirsi della Sicilia, sempre territorio di caccia della DC prima e del centrodestra dopo, per dare una spallata al passato disastroso di una terra che cerca il riscatto ma che trova puntualmente solo poteri forti intenti a contendersi un bacino di voti determinanti a gestire unilateralmente le sorti di questo Paese. Le maglie sono ormai troppo strette. La sfiducia del parlamento siciliano al Presidente Crocetta è perlopiù impossibile, considerato che gran parte degli attuali “consiglieri” non verrebbero più rieletti, mentre le dimissioni volontarie “dell’uomo venuto da Gela” sono una favola raccontata da chi forse non lo conosce abbastanza bene, l’unica strada percorribile, pertanto, resta quella del commissariamento, termine laconico per definire la fine di una autonomia morta per mano degli stessi siciliani.