lunedì 24 luglio 2017

I GIOVANI NEL DISASTRO



Quando la certezza diventa precaria diventa precario anche aggrapparsi ai sogni e ai valori che inducono da sempre l’uomo ad andare avanti, a crescere, a  imporsi e a moltiplicarsi. Si a moltiplicarsi, perché il calo delle nascite, problema attuale del nostro Paese, è stato indotto dall’incertezza del domani, del futuro in generale.
La crisi del lavoro, l’anarchia, l’ingiustizia che ormai domina dappertutto , la violenza che dilaga, le famiglie che si disgregano, il crollo della società nel suo insieme , la Chiesa,  che ha da sempre tracciato la strada alle nuove generazioni , ha  generato la fine di uno stato sociale concretizzatosi in decenni e decenni .
I ragazzi, oggi,  non sanno più che pesci prendere.  Disorientati già sui banchi di scuola, bistrattati da una  collettività  che  non  li  riconosce più, che non riesce ad interpretare i loro costumi, il loro modo di vivere, i loro vizi e le loro virtù,  hanno perso lo spazio vitale per integrarsi in una società che nuota nel  disinteresse  e che cresce  nella  paura di perdere quell’identità così cara e così profondamente custodita.
Un ruolo determinante in tutto questo, lo ha avuto l’abbandono al servizio di leva, un anno così odiato e nello stesso tempo tanto amato dagli italiani di tante generazioni. Ricordi che non passano mai, un lasso di tempo che si ricorda dopo tanti anni come fosse stato l’altro ieri. La lontananza dai genitori, il primo viaggio in treno da soli, il primo comando,  la prima vera obbedienza. Il risveglio con l’inno del tuo Paese che accompagna la bandiera nazionale che si alza per sfoggiare i colori degli italiani, mentre dentro  senti i battiti che aumentano e una voglia insormontabile di andare avanti a qualunque costo.
Oggi tutto questo pare qualcosa lontano anni luce. I giovani non conoscono neppure le parole del nostro inno, non sentono più i battiti del cuore aumentare al marciare di una truppa o ascoltando le sirene dei carabinieri che corrono per salvare qualcuno in difficoltà. Non riconoscono il rispetto per gli anziani, o l’autorità dei genitori . Sono per certi versi aggressivi, per altri inconcludenti e timorosi, sfoggiano naturalezza soltanto con i loro coetanei mentre odiano rapportarsi e confrontarsi con il mondo.
Non appena sparirà l’ultima generazione che ha svolto il servizio militare obbligatorio, finirà per sempre il senso della Patria con la P maiuscola, il senso del dovere, l’attaccamento ai valori della nostra nazione, nata e cresciuta sotto le forti e abili spalle dei nostri padri e dei nostri nonni. Oggi tutto pare perso, sperduto tra le chiacchiere dei nostri governanti, sostenuti e disorientati da un benessere ormai apparente e  lobbistico, che non vogliono sentir ragione, che cercano a tutti i costi il progresso, anche se non sanno  cos’è. Esaltano e auspicano un’ ”evoluzione” ad “occhi bendati”, un’italianità erogata (ius soli), una crescita che  proietta l’uomo nello spazio alla ricerca di qualcosa che non interessa che a pochissimi,  con uno spreco di denaro assolutamente insensato, e nello stesso tempo lascia gli ospedali nel disastro più assoluto, le scuole nella precarietà e le nuove generazioni nel limbo.