lunedì 9 dicembre 2013

Sud e Stato di diritto


Bene dice il Ministro degli esteri Emma Bonino a proposito dello Stato di diritto; il problema di questo Paese, dice infatti  la leader radicale è che le “regole non vengono rispettate”, e che uno sviluppo concreto e sostenibile è pura utopia senza giustizia e trasparenza.,  pilastri di una sana società.
Una grande incertezza  con cui ormai, specie al  sud,  si è costretti a convivere,  tra rinunce e sacrifici, delinquenza e parzialità.
Nessuno conosce più dove comincia il diritto e dove finisce il dovere, divisi da una  sottile membrana,  ponte della democrazia, che divide due essenze dello stesso valore. E così ci si sente in diritto di occupare una casa altrui, tra l’indifferenza di molti e la rabbia di pochi, per il sol fatto di essere disoccupati, o perché si hanno tanti figli, o ancora per  avere un invalido in famiglia (chi nel sud della penisola  non ha un invalido in casa!), e per questo quindi ritenersi nel pieno “diritto” di occupare la “casa di altri”, e di non essere assoggettati a nessun tipo di reato (occupazione abusiva o addirittura di violazione di domicilio, dove è previsto anche il carcere).
Si assiste così  a una pratica ormai consolidata, opera di personaggi arroganti e malandrini che conosciute le abitudini delle famiglie prese di mira, si intrufolano a loro insaputa nell’abitazione, occupano e distruggono.
Nessuno interviene, le forze dell’ordine hanno le armi spuntate e nessuno prende le difese di chi la casa l’ha comprata con sacrifici o di chi l’ha avuta assegnata dal Comune dopo anni di attesa, lunghe graduatorie e difficoltà di ogni genere.
Qui il “diritto” di non vedere violata la propria abitazione, la propria privacy, la propria vita , per intenderci, va a farsi benedire, mentre  compare per magia un nuovo diritto : quello della “pretesa con la forza”. Quel dovere legittimo ma soprattutto morale di non limitare la libertà degli altri, di non violare gli spazi degli altri, e soprattutto  di rispettare chi ha avuto invece rispetto delle regole viene cancellato con il sopruso.
Il lavoro è un’altra storia. Qui la crisi congiunturale, che attanaglia l’Italia, ma soprattutto il sud, dove la disoccupazione è sempre stata un cancro, ha fatto vittime a 360 gradi. Aziende chiuse, cantieri fermi e commercianti sull’orlo del baratro hanno dato il colpo di grazia al già precario sistema “tutto meridionale” di arrangiarsi.
Ma le regole sono regole. La politica deve contribuire a sostenerle, e non a raggirarle creando “carrozzoni” a carico del sistema pubblico che oggi è al collasso. Un impianto insostenibile, ormai in coma profondo, che minaccia la fine della democrazia, l’anarchia e infine la fine dello “ Stato di diritto”.
Non si può più sostenere il lavoro precario,  aborto e  fallimento della politica, scellerato sistema con cui  raggirare le regole per costruirsi una nicchia , uno spazio politico dorato e possibilmente di lunga durata, che ha causato la morte della società civile, quella per intenderci intesa come “casa comune”.

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