Quando la certezza diventa precaria diventa precario anche aggrapparsi ai sogni e ai valori che inducono da sempre l’uomo ad andare avanti, a crescere, a imporsi e a moltiplicarsi. Si a moltiplicarsi, perché il calo delle nascite, problema attuale del nostro Paese, è stato indotto dall’incertezza del domani, del futuro in generale.
La crisi del lavoro,
l’anarchia, l’ingiustizia che ormai domina dappertutto , la violenza che
dilaga, le famiglie che si disgregano, il crollo della società nel suo insieme
, la Chiesa, che ha da sempre tracciato
la strada alle nuove generazioni , ha
generato la fine di uno stato sociale concretizzatosi in decenni e
decenni .
I ragazzi, oggi, non sanno più che pesci prendere. Disorientati già sui banchi di scuola,
bistrattati da una collettività che
non li riconosce più, che non riesce ad interpretare
i loro costumi, il loro modo di vivere, i loro vizi e le loro virtù, hanno perso lo spazio vitale per integrarsi in
una società che nuota nel disinteresse e che cresce nella paura di perdere quell’identità così cara e
così profondamente custodita.
Un ruolo determinante
in tutto questo, lo ha avuto l’abbandono al servizio di leva, un anno così
odiato e nello stesso tempo tanto amato dagli italiani di tante generazioni.
Ricordi che non passano mai, un lasso di tempo che si ricorda dopo tanti anni
come fosse stato l’altro ieri. La lontananza dai genitori, il primo viaggio in
treno da soli, il primo comando, la
prima vera obbedienza. Il risveglio con l’inno del tuo Paese che accompagna la
bandiera nazionale che si alza per sfoggiare i colori degli italiani, mentre
dentro senti i battiti che aumentano e
una voglia insormontabile di andare avanti a qualunque costo.
Oggi tutto questo pare
qualcosa lontano anni luce. I giovani non conoscono neppure le parole del
nostro inno, non sentono più i battiti del cuore aumentare al marciare di una
truppa o ascoltando le sirene dei carabinieri che corrono per salvare qualcuno
in difficoltà. Non riconoscono il rispetto per gli anziani, o l’autorità dei genitori
. Sono per certi versi aggressivi, per altri inconcludenti e timorosi,
sfoggiano naturalezza soltanto con i loro coetanei mentre odiano rapportarsi e
confrontarsi con il mondo.
Non appena sparirà
l’ultima generazione che ha svolto il servizio militare obbligatorio, finirà
per sempre il senso della Patria con la P maiuscola, il senso del dovere,
l’attaccamento ai valori della nostra nazione, nata e cresciuta sotto le forti
e abili spalle dei nostri padri e dei nostri nonni. Oggi tutto pare perso,
sperduto tra le chiacchiere dei nostri governanti, sostenuti e disorientati da
un benessere ormai apparente e lobbistico, che non vogliono sentir ragione,
che cercano a tutti i costi il progresso, anche se non sanno cos’è. Esaltano e auspicano un’ ”evoluzione”
ad “occhi bendati”, un’italianità erogata (ius soli), una crescita che proietta l’uomo nello spazio alla ricerca di
qualcosa che non interessa che a pochissimi,
con uno spreco di denaro assolutamente insensato, e nello stesso tempo
lascia gli ospedali nel disastro più assoluto, le scuole nella precarietà e le
nuove generazioni nel limbo.
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