lunedì 9 settembre 2013

Nuovi senatori a vita, vecchi privilegi.

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha nominato nei giorni scorsi quattro nuovi senatori a “vita”.
Personaggi di alto prestigio, di indubbia moralità e onorabilità,  che si sono messi in luce in ambiti particolarmente importanti della nostra società come la cultura , le arti e la scienza.
Claudio Abbado. Direttore d’orchestra, Carlo Rubbia , nobel per la fisica, Renzo Piano, un grande architetto invidiatoci da più parti e Elena Cattaneo esperta nel campo delle staminali e nelle malattie degenerative.
Nulla da ridire sulla scelta, consapevolmente ben determinata a non foraggiare polemiche, e quindi ritengo obiettiva, ma le polemiche sono nate ugualmente, sia per la presunta ideologia politica dei quattro fortunati (pare siano di area PD), ma soprattutto per il momento storico-economico che sta attraversando il nostro Paese, non particolarmente perfetto a certe “distrazioni”.
Quattro senatori che andranno a sedersi a palazzo Madama, tra gli scranni più ambiti al mondo, con una indennità che fa invidia perfino al Presidente USA, Obama, e con una serie di privilegi che diversamente danneggiano l’immagine della nazione. Ci si chiede allora, alla luce di tutto quanto, ma era proprio necessario “regalare” ventimila euro al mese più annessi e connessi a ciascuno di loro quando in Italia un padre  non riesce più a campare i propri figli a causa della disoccupazione, licenziamenti, inflazione eccetera eccetera? Ma era proprio una esigenza irrinunciabile  aumentare il numero dei senatori a 371? Evidentemente il nostro Presidente, che pur ho avuto modo di apprezzare più volte, ritengo non abbia ancora percepito i problemi che assillano i suoi connazionali, presumo allora che non si sia ancora accorto dell’immane catastrofe che si sta compiendo in Italia e non solo, o forse non è cosciente del fatto che oggi basta anche poco a  fomentare  le piazze?
Ma ormai il danno è fatto. Rimane il rammarico di pensare che con 80.000 euro al mese (un  milione di euro all’anno)  si poteva  intervenire su settori di sicuro più  importanti per i cittadini, specie per coloro che sono stati  privati del lavoro, dei tanti giovani che addirittura non ne trovano o dei tanti lavoratori che si sono visti allontanare il magico momento della pensione. Pensare poi che “una di loro” ha addirittura compiuto cinquant’anni da poco e che percepirà l’indennità fino alla fine dei suoi giorni (parliamo quindi di milioni di euro), accresce  ancora di più la collera degli italiani.
Non è questa una reazione populista, come qualcuno la chiamerà prossimamente, ma una reazione naturale ad una  azione innaturale anche se dettata da una costituzione che serve quando è utile e non serve quando non lo è.
Adesso i senatori a vita sono sei, un buon numero per un parlamento che ad oggi ha inflitto ai propri cittadini solo tasse e balzelli di ogni genere, di un parlamento in parte  delegittimato dalla magistratura, di  parlamentari che non rappresentano individualmente il Paese perché imposti, così come ci sono stati imposti questi ultimi quattro “nominati” di cui il Senato non penso, oggi,  ne abbia particolarmente bisogno.

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