Emergenze dopo emergenze, tutto drammaticamente emergenziale
in questo nostro Paese, la bella Italia, dove i provvedimenti si usa prenderli sempre dopo le catastrofi.
Oggi l'emergenza di
turno è il gran caldo torrido che di anno in anno si fa sempre più soffocante e
più longevo, ma anche la siccità che sta travolgendo la penisola , da nord a
sud ormai da anni, ma di questo pare che nessuno si fosse mai accorto. Ma visto
che questa volta l'emergenza acqua ha toccato la "città eterna",
tutti provano a diagnosticare le cause e proporre i rimedi, ma nessuno finora è
intervenuto con chiarezza. Tutti accusano i loro predecessori, tutti mettono le
mani avanti, ma nessuno che pensi al da farsi per risolvere il problema, ma non
ad improvvisare come al solito davanti ad una circostanza critica, ma a risolvere
la crisi in modo definitivo, in prospettiva di un futuro che non si presenta
benevolo per i paesi prospicienti il mediterraneo.
Le dighe non
bastano più, i torrenti e i fiumi passano da un allerta piena ad un allarme
svuotamento, e intanto le campagne soffrono la sete e i contadini e gli
allevatori sono allo stremo.
Le temperature
aumentano, e non si fronteggia il problema così come va affrontato, ma come al
solito si organizzano incontri, seminari, congressi e magari qualche G7 o G20
per poter scrollarsi di dosso le responsabilità adducendo agli altri la cattiva
scelta di non allinearsi.
L'Italia deve provare
a darsi una smossa e procedere anche da sola a rimediare ai danni che l'uomo ha
provocato e ai disastri che la natura di contro sta infliggendogli. Piantare
alberi e poi ancora alberi, a milioni, è innanzitutto la base per proteggersi
dalla desertificazione e dalle alte temperature. Procedere a potenziare il
servizio forestale (viceversa ingenuamente smantellato per risparmiare qualche
soldo e qualche generale) per
fronteggiare gli incendi e le calamità naturali, ma soprattutto accrescere la
flotta aerea antincendio, chiaramente sottodimensionata, ridicola, e quindi non adeguata a smaltire le tantissime chiamate di intervento
che arrivano, specie tra luglio e agosto,
da tutta la penisola.
Non si riesce a
capire perché non si intervenga in tal senso e si lasci viceversa tutto
all'improvvisazione . Il problema è strutturale, quindi bisogna agire fin da
subito, senza aspettare le catastrofi, riorganizzare tutto il settore, centralizzare e affidare a
gente capace la pianificazione del sistema antincendio e quello della
forestazione, e soprattutto toglierlo dalle mani delle regioni dove gli
amministratori hanno dimostrato chiaramente di essere inaffidabili per tale
compito, sia dal punto di vista organizzativo che operativo.
Dissalare l'acqua di mare per ottemperare ai
bisogni delle campagne e degli allevamenti e prevenire o quantomeno allontanare
lo spettro della desertificazione, sembra il sistema più possibilista
nell'imminente , ma nessuno pare interessato, non se ne parla, e non si capisce
il motivo. Forse si aspetta la fine totale dell'acqua potabile per inscenare un
intervento di vitale importanza per far credere agli italiani che tutto sommato la
nostra classe politica non è del tutto .... assente ma viceversa così "diabolicamente pronta e capace".
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