venerdì 18 agosto 2017

Caldo siccità e ... desertificazione

Emergenze  dopo emergenze, tutto drammaticamente emergenziale in questo nostro Paese, la bella Italia,  dove i provvedimenti si usa  prenderli sempre dopo le catastrofi.
Oggi l'emergenza di turno è il gran caldo torrido che di anno in anno si fa sempre più soffocante e più longevo, ma anche la siccità che sta travolgendo la penisola , da nord a sud ormai da anni, ma di questo pare che nessuno si fosse mai accorto. Ma visto che questa volta l'emergenza acqua ha toccato la "città eterna", tutti provano a diagnosticare le cause e proporre i rimedi, ma nessuno finora è intervenuto con chiarezza. Tutti accusano i loro predecessori, tutti mettono le mani avanti, ma nessuno che pensi al da farsi per risolvere il problema, ma non ad improvvisare come al solito davanti ad una circostanza critica, ma a risolvere la crisi in modo definitivo, in prospettiva di un futuro che non si presenta benevolo per i paesi prospicienti il mediterraneo.
Le dighe non bastano più, i torrenti e i fiumi passano da un allerta piena ad un allarme svuotamento, e intanto le campagne soffrono la sete e i contadini e gli allevatori sono allo stremo.
Le temperature aumentano, e non si fronteggia il problema così come va affrontato, ma come al solito si organizzano incontri, seminari, congressi e magari qualche G7 o G20 per poter scrollarsi di dosso le responsabilità adducendo agli altri la cattiva scelta di non allinearsi.
L'Italia deve provare a darsi una smossa e procedere anche da sola a rimediare ai danni che l'uomo ha provocato e ai disastri che la natura di contro sta infliggendogli. Piantare alberi e poi ancora alberi, a milioni, è innanzitutto la base per proteggersi dalla desertificazione e dalle alte temperature. Procedere a potenziare il servizio forestale (viceversa ingenuamente smantellato per risparmiare qualche soldo e qualche generale)  per fronteggiare gli incendi e le calamità naturali, ma soprattutto accrescere la flotta aerea antincendio, chiaramente sottodimensionata, ridicola,  e quindi non adeguata a  smaltire le tantissime chiamate di intervento che arrivano, specie tra luglio e agosto,  da tutta la penisola.
Non si riesce a capire perché non si intervenga in tal senso e si lasci viceversa tutto all'improvvisazione . Il problema è strutturale, quindi bisogna agire fin da subito, senza aspettare le catastrofi, riorganizzare  tutto il settore, centralizzare e affidare a gente capace la pianificazione del sistema antincendio e  quello della  forestazione, e soprattutto toglierlo dalle mani delle regioni dove gli amministratori hanno dimostrato chiaramente di essere inaffidabili per tale compito, sia dal punto di vista organizzativo che operativo.
Dissalare l'acqua di mare per ottemperare ai bisogni delle campagne e degli allevamenti e prevenire o quantomeno allontanare lo spettro della desertificazione, sembra il sistema più possibilista nell'imminente , ma nessuno pare interessato, non se ne parla, e non si capisce il motivo. Forse si aspetta la fine totale dell'acqua potabile per inscenare un intervento di vitale importanza per far  credere agli italiani che tutto sommato la nostra classe politica non è del tutto .... assente ma viceversa così  "diabolicamente pronta e capace".

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