giovedì 3 gennaio 2013

2013, anno zero per la Regione Siciliana?




Con l’avvento del nuovo anno, tutti noi auspichiamo in un cambiamento radicale dell’assetto amministrativo e tecnico della macchina regionale, che oggi, forse, dopo il tagliando operato con le ultime consultazioni elettorali, pare pronta a ripartire come un razzo verso quelle riforme richieste ad alta voce dall’opinione pubblica siciliana.
Il nuovo “Governatore”, che ha mostrato già denti affilati e muscoli ben tonificati a chi pensava che le sue parole fossero unicamente annunci o proclami elettorali, ha dato il via con i fatti alle primarie intenzioni di cambiamento strutturale e morale del “mostro” siciliano.
Ma gente perbene sta apprezzando questo momento di trasformazione, un momento magico, che tanto timore incute invece tra quelle categorie di privilegiati che hanno ad oggi pranzato a gratis nella mensa della Pubblica Amministrazione in Sicilia.
Ci auguriamo che sia questo l’inizio della fine di un sodalizio, quello tra politica e malcostume, solidificatosi nel tempo e resosi impenetrabile, dove soggetti terzi hanno goduto di trattamenti di favore con soldoni pubblici, e che abbia inizio un nuovo e sano percorso di trasformazione per la Regione Siciliana.
Oggi è giunto il momento di mettere una pietra sopra e ricominciare da dove eravamo rimasti. Siamo bisognosi adesso di vedere anche un pur piccolo barlume di luce in quell’immenso e tetro squallore lasciatoci da chi negli anni ha governato la Sicilia. Bisogna però iniziare dall’alto, come in una piramide, tagliando il superfluo e l’eccessivo, a cominciare da una forte limatura dei ricchi compensi.
In questi giorni abbiamo assistito ad uno spettacolo a cui ne avremmo fatto sinceramente a meno. Dopo lo scandalo portato alla luce da “Report” su tg3, tutti gli organi di stampa parlano della formazione professionale in Sicilia. Gli stessi dipendenti, in cassa integrazione i più fortunati, si sfogano, buttando giù accuse sopra accuse, sviscerando quello che in tanti anni avevano dovuto tenere sullo stomaco per salvaguardare il proprio lavoro. Attacchi che si giustificano con il silenzio profondo e bugiardo di chi dovrebbe oggi motivare quanto accaduto negli anni passati nella formazione.
Ma come in un libro già scritto, a pagarne le conseguenze è il soggetto più debole, colui che ha conquistato con l’impegno personale un lavoro altrimenti assegnato agli amici di partito.
Okay, siamo d’accordo, bisogna ripristinare la legalità in tutti i settori, ma in tutti sul vero senso della parola, ripercorrendo se è il caso, quelle stesse strategie politiche adottate per conquistare posti nella Pubblica Amministrazione senza un straccio di selezione, ma solo per virtù di una buona amicizia politica. Ma siamo sinceri,soprattutto con noi stessi; chi nella sua vita, specie qui al sud, non ha almeno provato una volta a bussare in una segreteria politica per un favore a costo zero?
Oggi, stiamo sereni, non possiamo più sanare quelle ingiustizie adoperate negli anni passati soprattutto verso i giovani disoccupati siciliani e ridare loro almeno un sorso di rivincita, no, assolutamente no, possiamo però, con forza ripristinare il diritto, quello sì, svenduto al prezzo di una manciata di voti.

 

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