lunedì 14 gennaio 2013

La famiglia e la sua funzione sociale


 
I  prossimi passi della Politica  saranno determinanti per la crescita sociale ed economica  del nostro Paese.
Un Paese infiacchito dalla disoccupazione  e  intimidito soprattutto  da un nutrito numero di tasse e balzelli vari che hanno inginocchiato le famiglie e le imprese.
Già, le famiglie, quelle che per intendersi muovevano l’economia reale della nazione, e provvedevano ad incoraggiare i giovani ad andare avanti, a rincuorarli quando ne avevano bisogno, quando perdevano la fiducia in se stessi, se non la speranza di investire sul loro futuro. Sì, là c’era la famiglia sempre pronta ad intervenire per spezzare gli  indugi e sorreggere  i sogni dei loro ragazzi.
Quelle stesse famiglie che oggi arrancano anch’esse per arrivare a fine mese,  sono sempre meno presenti, non riescono più a rendersi partecipi della vita stessa dei giovani.
E’ necessaria, e non più rinviabile,  una nuova politica sociale, che contempli la famiglia nel suo ruolo naturale, quel ruolo che da secoli l’ annovera tra le “istituzioni” necessarie e determinanti di una comunità di soggetti.
Tante le imprese familiari, piccole ma produttive, che riflettono la dinamica dell’Italia che lavora. Aziende  sane, che contribuiscono in modo determinante al PIL  del Paese, che danno occupazione e benessere alla società e che trasferiscono l’immagine della nostra impareggiabile professionalità  all’estero.
Ma tutto ciò non basta.  La crisi, l’indebitamento, e poi la chiusura di tante aziende ha messo in ginocchio il nostro paese che ha rischiato in questi ultimi anni di vanificare quanto fatto dal dopo guerra agli anni ottanta, anni di benessere e crescita collettiva, forse anche oltremisura.
Ma l’importanza della famiglia rimane impareggiabile, il ruolo dei genitori determinante per lo sviluppo delle qualità dei giovani italiani. Forse mammoni, come qualcuno li definisce, ma legati a valori morali ben al di sopra di giovani di altri paesi, dove si è persa del tutto la concezione della famiglia così come noi la identifichiamo.
Perché mandare i figli via, all’estero a cercare fortuna o a fare esperienze “straniere”, quando la fortuna e l’esperienza “devono” entrambe  essere cercate dove sono nati e cresciuti. Non abbiamo niente da imparare dagli inglesi, o dai germanici o dagli svizzeri, no, assolutamente no, ma abbiamo invece molto da insegnare a quest’ultimi,  valori che spaziano da quelli  morali a quelli professionali che nessuno può oggi rimuovere dalle radici della nostra terra.
L’ostilità delle istituzioni , gli apprezzamenti poco edificanti di alcuni politici verso i nostri figli, e la poca credibilità che si dà loro,  è il risultato di una politica che guarda soprattutto alla crescita della nostra economia e poco, anzi pochissimo, al valore morale della nostra società e di ciò che anch’essa produce.         


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